Eros e Thanatos: critica di Massimo Centini - Le Opere di Claudio Franchino

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Eros e Thanatos: critica di Massimo Centini

L’eterno scontro/incontro tra Eros e Thanatos contrassegna da sempre il nostro umano incedere nel dedalo dell’esistenza: la prevalenza dell’uno o dell’altro, sul piano dello spirito prima che su quello biologico, induce l’essere fatto a immagine e somiglianza del proprio dio a infrangere il velame delle certezze, per ritrovarsi solo in quell’oceano di contraddizioni che chiamiamo vita.
Claudio Franchino trasferisce con grande vigore il senso di angoscia e di ebbrezza che scaturisce dal dibattersi di Eros e Thanatos: lo fa con una pittura trascinante, spesso inquietante, a volte ironica, sempre lacerante.
Il suo mondo si sorregge su soggetti che hanno metabolizzato un universo articolato e complesso, la cui origine scende fino al corpus teratologico classico, passando poi per bestiari medievali e Bosch per giungere al surrealismo.
Un mondo gravato da ibridazioni e mascheramenti, che è alimentato da una vorticosa sessualità, vissuta intensamente da molteplici creature coinvolte in una sorta di rito primordiale. Trasfigurazioni sceniche e narrative, sono alla base di un percorso che in certi casi attrae e in altri spaventa: amore e morte  continuano instancabilmente una battaglia che Franchino sa enfatizzare, fino all’esasperazione del significante.
Nelle opere di questo singolare artista, troviamo un mare magnum di riferimenti culturali che si rastremano in direzione di un linguaggio che sembrerebbe aver le proprie radici nel fantasy. Il riferimento ci pare comunque riduttivo, poiché non è facile ascrivere Claudio Franchino a correnti o indirizzi: la sua poetica si snoda attraverso un itinerario che il pittore sorregge con immagini forti, mai volgari, però dure, come e duro e violento è lo scontro tra Eros e Thanatos.
Abbattendo le regole di un’arte che ha fatto  del kalós kaí agathós un principio a cui inconsciamente tutti ci appelliamo, le opere presentate in questa personale torinese suggeriscono una lettura “altra” della realtà. Come cartina al tornasole, i personaggi degli universi di Franchino portano in superficie le dinamiche più ancestrali del sentire umano, cristallizzando incubi e visioni che poi, come tessere di un puzzle, si innestano nel nostro quotidiano.
Anche l’osservatore più superficiale potrà constatare la presenza ricorrente di alcuni simboli: segni molto precisi che costituiscono l’ossatura portante di una poetica articolata, al cospetto della quale è difficile riuscire a individuare un solo percorso di accesso. Il tutto dominato da simboli sessuali da un lato e quelli connessi alla morte dall’altro; quest’ultima trasfigurata nel bucranio, nelle corna, negli scheletri. Simboli e allegorie che accompagnano il viaggio “sciamanico” dell’artista alla ricerca di un senso della vita e della morte. Un percorso che conferma la caducità dell’arroganza antropocentrica, dimostrando così quanto sia sottile il diaframma tra Eros e Thanatos.

Massimo Centini

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